Vatileaks: vers le dénouement?

Le Vatican a publié hier l'intégralité de l'acte d'accusation contre le majordome félon. Retour à la source (14/8/2012)

Le bureau de presse du Vatican a rendu public lundi 13 août le texte intégral de l'acte d'accusation du majordome du Pape, Paolo Gabriele, accusé entre autre de vol de documents confidentiels.
L'intégralité du document est à lire ici en italien: press.catholica.va/news_services/

A côté de passages à caractère purement juridiques et très techniques, d'autres (les témoignages) sont plutôt narratifs, et ne doutons pas qu'il vont faire les délices de journalistes peu scrupuleux, ce qui rend d'autant plus important de pouvoir revenir à la source.
Parmi ceux-ci, citons les informations données aux enquêteurs par Mgr Gänswein et les memores au service du Saint-Père, interrogés comme témoins, sur la personnalité de Gabriele; les conclusions des deux experts psychologues chargés d'évaluer la responsabilité du majordome; le récit par celui-ci de ses rencontres secrètes avec le journaliste ripoux Nuzzi, et l'interviewe "camouflée" pour un émission d'enquête à la télévision; et surtout la réunion dramatique de la famille Pontificale (le Pape n'était évidemment pas présent, mais informé), au mois de mai, où le valet a été confondu par le Secrétaire. On peut imaginer à quel point l'harmonie de cette famille a été détruite, et combien le poison de la méfiance et de la discorde s'est insinuée en son sein. Au point qu'on se demande une fois de plus si le but de tout cela n'est pas d'étouffer la voix du saint-Père: dans un billet récent, Sandro Magister écrivait que LA question qui allait se poser, au moment de la sortie du livre sur les évangiles de l'enfance, c'était la collaboration, ou non, d'Ingrid Stampa (dont le nom a été cité au cours de l'enquête!), habituelle traductrice du Pape en italien.

J'ai recopié ci-dessous, sans traduction pour le moment, les passages les plus saillants.

1. La famille pontificale se réunit, et le majordome indélicat est confondu par Mgr Gänswein

Il 19 maggio 2012 è stato pubblicato il già citato volume di Gianluigi Nuzzi Sua Santità. Il 21 successivo si è svolta una riunione della "Famiglia Pontificia", riunione di cui era preventivamente informato il Santo Padre.
Erano presenti Mons. Georg Gänswein, Segretario particolare di Sua Santità, Mons. Alfred Xuereb, Prelato d’Onore di Sua Santità, Suor Birgit Wansing, le quattro memores e Paolo Gabriele.
Mons. Georg Gänswein, dopo aver riferito che nel volume erano inseriti documenti riservati, ha chiesto a ciascuno dei presenti se avesse consegnato documenti al giornalista (teste M, una delle memores, 18 luglio 2012). A fronte delle risposte negative dei presenti, Mons. Georg Gänswein ha fatto presente al Gabriele che «due lettere pubblicate nel volume Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI certamente lui (Gabriele) aveva avuto per le mani in quanto (egli Mons. Georg Gänswein) aveva chiesto a lui di preparare una risposta e che inoltre non erano uscite dall’ufficio. Gli ho anche indicato un appunto di P. Lombardi relativo al caso (…) che certamente non era uscito dall’ufficio. Avendogli detto davanti a tutti che questo, pur non dando la prova, creava un forte sospetto nei suoi confronti, ho avuto come risposta una negazione decisa e assoluta del fatto» (teste Gänswein 18 luglio 2012). La teste O (stessa data, doc. 135) ha precisato, in proposito, che «egli (il Gabriele) non soltanto ha negato in modo fermo e deciso ogni sua responsabilità ma ha chiesto con molta meraviglia come questi sospetti fossero potuti nascere nella mente di Mons. Georg Gänswein ». Circostanze queste, confermate dalle testi M, già citata, e N, un’altra delle memores (stessa data, doc. 137).

2. La personnalité du majordome par les memores (des personnes extrêmement gentilles, et incapables d'imaginer le mal, selon moi, mais qui ont fini par soupçonner quelque chose de pas clair)

Occorre anzitutto ricostruire – sia pure sinteticamente e per sommi capi – tramite le deposizioni in atti, la personalità dell’imputato Paolo Gabriele ed insieme la comprensione e l’autonomia che questi abbia avuto degli atti costituenti il fatto criminoso nel contesto immediato nel quale sono stati compiuti con le reazioni che hanno saputo suscitare in lui, per poi valutare, con grande serietà e cautela, le letture che ne hanno compiuto il Perito d’ufficio e il Secondo Perito.
L’imputato è apparso ai testimoni come persona cattolicamente credente e impegnata, intelligente e capace di espletare le proprie mansioni con la diligenza e la riservatezza che queste richiedevano. In particolare la testimone O, osserva: «Fino all’uscita del libro Sua Santità del Nuzzi il Gabriele mi sembrava una brava persona, sempre gentile ma riservato. Adempiva il suo lavoro cercando di farlo nel modo migliore possibile. Era inoltre una persona molto pia; quotidianamente ascoltava la S. Messa celebrata dal Santo Padre e pregava molto». Per parte sua la testimone H, in merito annota: «Conosco Paolo Gabriele come persona molto religiosa, affidabile, molto intelligente, capace di risolvere i problemi di sua competenza che gli possono venire affidati. Di lui ho grandissima stima».
Un’altra testimone, M, al riguardo rileva: «Era una brava persona e un bravo padre di famiglia. Per quanto riguarda il lavoro presso il Santo Padre, lo svolgeva bene con una certa coscienza. Devo però aggiungere che non aveva alcuna particolare inventiva per migliorarlo né prendeva alcuna iniziativa sotto questo profilo ma si limitava ad eseguire quanto gli veniva detto. Caratterialmente pur essendo una persona di spirito ed avendo un certo umorismo risultava molto chiuso. Era difficile entrare almeno per noi in confidenza con lui soprattutto sembrava una persona in continua competizione e alla ricerca di approvazione per il suo comportamento. Rispetto ai fatti della vita quotidiana si metteva in posizione di giudice ed era molto critico per esempio nei confronti delle vicende relative alla scuola dei figli e agli insegnanti» .

3. La perception plus réaliste de Mgr G

Il testimone Mons. Georg Gänswein soprattutto, ma non solamente, in riferimento alle sue attitudini lavorative asserisce: «Era persona [l’imputato Paolo Gabriele] che aveva bisogno comunque di essere continuamente instradato e guidato. Era un esecutore a cui quindi non si potevano affidare compiti di natura diversa, anzi talvolta era necessario ripetere le cose più di una volta.
Comunque avendolo conosciuto dopo circa un anno ho ritenuto che potesse svolgere anche qualche compito di ordinaria amministrazione o routinario in relazione al mio Ufficio. Erano comunque sempre cose semplici. Tutto al più, qualche lettera in lingua italiana e di amministrazione molto ordinaria. Mi è comunque sembrato una persona onesta della cui lealtà non si poteva dubitare ed è proprio per questo che gli ho potuto affidare qualche compito da svolgere in ufficio… che gli ha consentito quindi di essere presente nello stesso. Non gli ho mai trasmesso o fatto vedere documenti riservati né tantomeno ho chiesto a lui di preparare le risposte in questi casi. Lui comunque essendo presente era in grado di poter seguire il flusso dei documenti ancorché non il contenuto»

4. Rencontres du traître avec le journaliste renégat

Riguardo al rapporto con Gianluigi Nuzzi il cui libro "Vaticano SPA" l’aveva molto colpito, l’imputato Paolo Gabriele, nel suo interrogatorio del 6. VI. 2012, chiarisce di aver conosciuto tramite internet sia il fatto che il giornalista stava preparando sull’emittente televisiva "La7" una trasmissione ["Gli Intoccabili"] sia l’indirizzo della redazione romana che era sito in Via Sabotino; essendo riuscito quindi a contattare il giornalista l’imputato spiega: «In effetti dopo circa una settimana ci siamo incontrati sempre davanti alla porta di Via Sabotino ed insieme siamo andati all’appartamento che lui aveva a disposizione a Viale Angelico. Abbiamo quindi avuto una serie di incontri dapprima a distanza di circa una settimana e poi di due settimane. Questo nei mesi di novembre, dicembre 2011 e gennaio 2012. Successivamente il nostro rapporto è venuto scemando di intensità». Lo stesso imputato puntualizza che per la consegna dei documenti fatta da lui ed avvenuta a più riprese non ha ricevuto versamenti in denaro o altri benefici; del resto il medesimo giornalista gli «aveva detto che non era solito avere documenti a pagamento, ma manteneva contatti soltanto con chi aveva fiducia in lui e per questo gli forniva le prove necessarie»
Anche di una tale divulgazione l’imputato Paolo Gabriele, nel suo interrogatorio del 6. VI. 2012 espone le ragioni, lamentando che nell’intervista televisiva apparsa nella trasmissione del Nuzzi, costruita in modo che non potesse essere riconosciuto, fossero state tagliate alcune parti, «in particolare quelle… nelle quali affermavo che le mie motivazioni erano state sempre quelle di venire incontro ad un miglioramento della situazione ecclesiale e non mai quelle di far danno alla Chiesa ed al suo Pastore».
Ed ancora, nell’interrogatorio del 21. VII. 2012 lo stesso imputato ha avuto modo di specificare: «Anche se non sapevo dove si sarebbe potuti arrivare con questa mia iniziativa [quella della divulgazione dei documenti tramite Gianluigi Nuzzi], ebbi l’impulso di fare qualcosa che consentisse in qualche modo di uscir fuori dalla situazione che si viveva all’interno del Vaticano; dalla posizione dalla quale mi trovavo potevo osservare la duplice funzione Papale, quella di vertice della Chiesa e quella di vertice dello Stato. In particolare per queste ultime funzioni vedevo nella gestione di alcuni meccanismi vaticani una ragione di ostacolo o comunque di scandalo per la fede. Mi rendevo conto che su alcune cose il Santo Padre non era informato o era informato male. Con l’aiuto di altri come il Nuzzi pensavo di poter vedere le cose con più chiarezza».

L’imputato nei suoi interrogatori ha puntualizzato che nel compiere le fattualità criminose si rendeva conto di porre in essere atti che, da una parte comportando dei rischi, richiedevano delle precauzioni e dall’altra avevano bisogno del consiglio di chi gli era spiritualmente di guida implicando un disvalore del quale aveva consapevolezza: «Anche se il possesso di tali documenti è cosa illecita ho ritenuto di doverlo effettuare spinto da varie ragioni».
In particolare, raccontando i suoi rapporti con Gianluigi Nuzzi, l’imputato ha modo di precisare nel suo interrogatorio del 6. VI. 2012 in relazione al suo primo abboccamento con il giornalista: «Questo incontro, che è avvenuto a ottobre o forse a novembre 2011 è durato poco tempo anche perché, sapendo di rischiare, temevo di poter essere riconosciuto da qualcuno. Avendogli detto che non volevo avere contatti telefonici anche per timore dei controlli su di essi, il Nuzzi, mi ha invitato per un successivo incontro a casa sua». Ed ancora, sempre in quel medesimo interrogatorio: «Ho avuto con il Nuzzi un’intervista avvenuta nell’appartamento che lui aveva a disposizione. In questa intervista vennero prese tutte le precauzioni necessarie affinché io non venissi riconosciuto. Anzi cercò di tranquillizzarmi e usò ulteriori camuffamenti per darmi una maggiore certezza al riguardo». Parlando in genere del suo rapporto con Gianluigi Nuzzi, sempre nello stesso interrogatorio, l’imputato precisa inoltre: «Naturalmente sapevo di correre dei pericoli, nel senso che c’era il rischio di essere scoperto. Soprattutto per le gravi conseguenze che questo comportamento importava. Naturalmente sapevo anche che non avrei potuto scappare o sottrarmi poiché questo sarebbe stato espressione di vigliaccheria».

5. Le majordome feint de se dire "infiltré par l'Esprit-Saint. Tout le monde va immédiatement dire qu'il est fou. Quoique...

L’attività criminosa dell’imputato è maturata in un contesto di disagio e di critica consapevole nei riguardi di vicende, organismi e personalità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano come lo stesso imputato ha asserito nel suo interrogatorio del 6. VI. 2012: «Sono stato suggestionato da circostanze ambientali, in particolare dalla situazione di uno Stato nel quale c’erano delle condizioni che determinavano scandalo per la fede, che alimentavano una serie di misteri non risolti e che destavano diffusi malumori». D’altronde il medesimo imputato nel corso dell’interrogatorio del 5. VI. 2012 aveva avuto occasione di annotare: «Preciso che vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli… della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori. Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c’è sempre stato quello per l’intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato».