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Il n'y a pas de pape libéral

Ettore Gotti-Tedeschi répond à Eugenio Scalfari.

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"Libéral" prend des sens différents d'un pays à l'autre. Ici, le mot ne se réfère pas à un credo économique, comme c'est souvent le cas chez nous (dans ce sens-là, personne n'aurait l'idée de qualifier François de "libéral"), et nous dirions plutôt "progressiste".

Il n'y aura jamais de pape libéral

Ettore Gotti Tedeschi
29.01.2015
www.lanuovabq.it
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Dans un de ses billets dominicaux sur La Repubblica, le dimanche 18 Janvier (1) Eugenio Scalfari se demande si le Pape François est libéral. Il se demande si un homme de foi peut l'être, et répond que oui, mais note qu'un Pontife libéral, dans l'Eglise de Rome, il n'y en a jamais eu auparavant. Mais je crois qu'il ne peut pas y en avoir non plus maintenant. Je vais essayer d'expliquer pourquoi.

Le libéralisme est une doctrine qui s'oppose à l'absolutisme et se conjugue avec le relativisme, l'agnosticisme, le scepticisme, etc .. Le christianisme, au contraire, affirme des valeurs de vérité absolue, transcendante et surnaturelle, dans le Christ, le Verbe de Dieu incarné. Cette vérité est affirmée et défendue par la doctrine chrétienne dès les origines, et cette même vérité, qui s'est traduite en éthique comportementale, s'est jusqu'à présent opposée à la culture libérale et immanente de la pensée moderne, celle, justement, relativiste. Et pour s'y opposer, elle a travaillé dur au cours des siècles.

L'Eglise a affronté la Réforme protestante quand celle-ci affirmait dans le domaine religieux l'individualisme libéral (le libre examen). Elle a affronté la Renaissance qui affirmait l'équivalence de toutes les religions positives, dévaluant ainsi le christianisme par rapport aux autres religions plus humanistes, célébrant davantage l'homme et la nature-environnement. Elle a affronté les Lumières qui constituèrent le libéralisme comme conception immanentiste et pratique de comportement, embrouillant (rendant confus) la signification de liberté, d'égalité et de fraternité, et en outre essayant de taxer la morale catholique de superstition et ôtant au concept de révélation toute valeur de théorie. Cela explique pourquoi jusqu'à présent, le catholicisme, conscient du caractère absolu des valeurs humaines et divines rejette le libéralisme, à la fois en tant que doctrine philosophique et pratique politique.
Mais c'est aussi le libéralisme politique (formulé dans la Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen de 1789) qui se nie lui-même et produit l'antinomie individu-Etat. Il est donc difficile d'accepter la thèse libérale selon laquelle l'individu est considéré comme unique valeur et unique fin, mais la somme des individus (mise en œuvre avec le concept de majorité) est supérieur à l'individu.

Le libéralisme comme doctrine a été condamné par différents papes. A commencer par Grégoire XVI (Encyclique Mirari Vos, 1832), par Pie IX (encyclique Quanta Cura de 1864 et dans le Syllabus), par Léon XIII (Encyclique Immortale Dei, 1885). Et tout cela sans nier la (prétendue) laïcité de l'État.

Aujourd'hui, puisque le libéralisme a produit un état «démocratique», fondé sur des concepts de représentation et de majorité, un état agnostique, on ne peut pas dépouiller l'Eglise de la direction des consciences qui détermine la véritable éthique comportementale dont la société ne devrait jamais vouloir se priver, pour le bien des agnostiques, des laïques et des libéraux, qu'ils le comprennent ou non. Même Voltaire l'avait compris, continuant à lutter contre la religion et l'Église, mais espérant, afin de ne pas être trompé, volé et tué, (par) des femmes, des médecins et des serviteurs religieux.

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Note

(1) J'ai trouvé l'éditorial de Scalfari ici: www.repubblica.it/politica/2015/01/18/news/il_pugno_di_francesco_e_la_lezione_di_voltaire.
Voici le passage auquel Ettore Gotti-Tedeschi fait allusion (je le laisse en italien, je n'ai pas envie de le traduire, et c'est très simple à comprendre)

Papa Francesco è un liberale? Me lo sono chiesto più volte e tanto più me lo chiedo oggi dopo la storia del pugno da lui minacciato contro chi insulta sua madre, cioè la Chiesa, le religioni. Francesco è sorretto dalla fede. Può un uomo di fede essere liberale?

Certamente sì, la storia dell'Europa e dell'Italia è piena di persone di fede e liberali, ma un Pontefice liberale non c'è mai stato nella Chiesa di Roma prima di Francesco. Da molte parti è stato accusato d'esser comunista, ma l'accusa non stava in piedi dopo la risposta da lui data: io predico il Vangelo. E che cosa dice il Vangelo sul tema della libertà? Che cosa dice la dottrina della Chiesa cattolica?

C'è un punto di fondo nella dottrina e nelle pagine della Bibbia che raccontano la creazione: il Creatore ci ha riconosciuto il libero arbitrio, la libertà di coscienza per scegliere consapevolmente il bene ed il male.

Il bene comune è per un liberale il Bene poiché noi, persone umane, siamo una specie socievole e il bene comune, la "Caritas", l'"agape" sono, dovrebbero essere, i nostri caratteri distintivi.

Papa Francesco predica queste che per un liberale sono altrettante verità. E le pratica ritenendo che uno dei maggiori peccati sia l'appropriarsi di Dio contro quello degli altri. "Dio non è cattolico", mi disse Francesco in uno dei nostri incontri. "È ecumenico, è un unico Dio che ogni religione legge attraverso le proprie Sacre Scritture ", sapendo però che il Dio è unico, non ha nome, non ha figura.

Ma il Papa non dimentica che per molti secoli della loro storia anche i cattolici quel peccato l'hanno commesso. Con le Crociate, con l'Inquisizione, con la notte di San Bartolomeo, con la guerra dei contadini, con la vendita delle indulgenze. Non basta chiedere scusa per questi peccati. Un Pontefice romano deve spogliare la Chiesa di ogni potere temporale e costruire una Chiesa missionaria che non si prefigga il proselitismo ma la predicazione del bene comune. Ed è questo che papa Francesco sta costruendo da quando fu eletto dal Conclave.

Nel viaggio in aereo tra lo Sri Lanka e le Filippine Bergoglio ha però detto una frase che ha suscitato un acceso dibattito: "Chi insulta mia madre si aspetti un pugno". A chi alludeva era evidente; non ai terroristi o non soltanto ad essi che compirono cose ben più gravi, ma probabilmente al giornale "Charlie Hebdo" che insulta Maometto e quindi la religione da lui rappresentata. Cristo ha detto, secondo i Vangeli, di porgere l'altra guancia a chi ti insulta. Francesco invece lo minaccia con un pugno. È un errore? Una contraddizione?

Probabilmente è un errore. A me personalmente "Charlie Hebdo" è un giornale che non piace affatto e non indosserei alcuna insegna dove sopra sta scritto "Io sono Charlie". Purtroppo alcuni di loro hanno pagato con la morte quella satira volutamente provocatoria e me ne rincresce moltissimo, ma non sono "Charlie".

E il Papa? Anche lui ha pianto per i caduti e pregato per loro, ma se insultano la madre, cioè le religioni, gli minaccia un pugno. Si è scordato di porgere l'altra guancia?

Cristo ha dato questo insegnamento, ma quando l'ha ritenuto opportuno Cristo ha preso il bastone e ha picchiato senza risparmio quelli che nel Tempio vendevano mercanzie rubate, corrompevano i rabbini del Sinedrio e ne facevano di tutti i colori. Ricordo che nel nostro ultimo colloquio del 10 luglio scorso il Papa mi disse "come Gesù io userò il bastone contro i preti pedofili". Gesù era dolce e mite, ma quando lo riteneva necessario usava il bastone. Forse Francesco ha sbagliato a minacciare il pugno contro chi insulta le religioni, ma il precedente c'è e il pugno dovrebbe essere - credo io - una norma che vieti e punisca chi si prende gioco delle religioni. Puoi criticarle, certamente, ma non insultarle. Questo è il pugno. Voltaire non sarebbe d'accordo ma non possiamo chiedere a Francesco di esser volterriano.

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